Vulvodinia
Di cosa si tratta
La vulvodinia è una patologia ginecologica caratterizzata da dolore vulvare e dei tessuti che circondano la vagina.
I termini vulvodinia, vestibolite vulvare e vestibolodinia sono apparentemente sinonimi e nel linguaggio comune i tre termini vengono utilizzati indistintamente. In realtà, questi tre termini riferiti a disturbi della zona vulvare differiscono per sottili sfaccettature.
Il dolore vulvare cronico è associato a bruciore, dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali), gonfiore vulvare, sensazione tipica di "punture di spillo", sensazione di tagli e abrasioni, infiammazione cronica. Più raramente tale disturbo è accompagnato da lesioni osservabili macroscopicamente a livello vaginale come ragadi e arrossamento.
Si stima che tale patologia colpisca circa il 12-15% delle donne, ma nonostante si tratti di una patologia di frequente riscontro la vulvodinia può essere diagnosticata tardivamente, proprio poiché considerata una malattia "invisibile" e percepita dalle donne come difficile da affrontare. La vulvodinia è infatti per molto tempo stata classificata come "malattia psicosomatica" pur trattandosi in realtà di una malattia con basi biologiche
Oggi la Vulvodinia è gestibile in maniera efficace con un adeguato protocollo terapeutico.
Cause
Le cause della vulvodinia sono molteplici e tutt'oggi in parte sconosciute ma alla base di tale patologia vi è spesso un'iperattività dei mastociti, cellule del sistema immunitario che inducono uno stato infiammatorio prolungato. Le donne affette da vulvodinia presentano spesso ipertono della muscolatura che circonda la zona vulvare e perianale, iperstimolazione delle terminazioni nervose deputate alla percezione del dolore, cistite interstiziale, cistite post coitale, vaginiti ricorrenti e neuropatia del pudendo.
La vulvodinia può essere aggravata dalla concomitante presenza di disturbi urinari e ginecologici, specialmente di tipo infiammatorio come cisititi ricorrenti o vaginosi batteriche, che possono causare l'ipertono muscolare e l'infiammazione dei tessuti pelvici.
Tra gli elementi che aggravano la vulvodinia ricordiamo microtraumi associati alla secchezza vaginale, l'utilizzo di prodotti per l'igiene non appropriati, patologie immunitarie, neuropatie, fattori psicosessuali o relazionali, inappropriato uso di antibiotici o antimicotici, disordini della flora batterica intestinale.
Sintomi
I sintomi tipici della vulvodinia sono:
- Ipersensibilità del tessuto vulvare e vestibolare: dolore spontaneo e fastidio al contatto del vestibolo vaginale.
- Manifestazione infiammatoria a livello vulvare e vestibolare: il grado del rossore può essere di intensità variabile, ma è sempre localizzato in punti vestibolari specifici. Può essere osservato nella regione della vulva dalla base del clitoride, al bordo delle piccole labbra, fino all'introito vaginale.
- Dolore durante rapporti sessuali: in genere nelle pazienti affetta da vulvodinia, il dolore all'introito e la penetrazione dell'orifizio vaginale, provoca una dispaurenia immediata.
A tali sintomi più tipici spesso si associano: bruciore vaginale spontaneo, sensazione di abrasione vaginale, sensazione tipica di "punture di spillo", secchezza vaginale, gonfiore della vulva.
Le manifestazioni cliniche possono essere peggiorate dalle situazioni che esercitano una pressione o una stimolazione sull'area vulvare.
Se la vulvodinia non viene diagnosticata in maniera tempestiva ed adeguatamente trattata, può far cronicizzare il dolore vulvare, infatti i tessuti nel tempo possono essere gravemente danneggiati ed il dolore da da provocato diventa spontaneo, persistente e cronico. In questi casi la problematica sussiste anche indipendentemente dal rapporto sessuale o da altri fattori scatenanti e può diventare invalidante, peggiorando la qualità della vita quotidiana.
Diagnosi
La diagnosi di vulvodinia viene effettuata sulla base della valutazione pelvi-perineale e della sintomatologia emersa durante la raccolta dei dati anamnestici.
La diagnosi di vulvodinia è confermata dalla positività allo swab test (test per l'allodinia). Questo test prevede il contatto di un cotton-fioc in alcuni punti precisi della zona vestibolare, la paziente affetta da vulvodinia lamenta una fastidiosa e intensa sensazione di dolore durante il contatto. Lo swab test consente di verificare le aree in cui la sensazione dolorosa risulta più sgradevole e violenta.
Trattamento
Il trattamento della vulvodinia prevede diversi approcci che consentono di rendere le sensazioni dolorose meno frequenti ed invalidanti, l'approccio viene sempre personalizzato in base ai fattori predisponenti, ai fattori concomitanti, alla gravità ed alla durata dei sintomi.
Attraverso l'instaurazione di un protocollo terapeutico personalizzato e completo è possibile guarire da questo disturbo.
La riabilitazione del pavimento pelvico per le donne affette da vulvodinia consiste nel rilassare e sfiammare l'area pelvi-perineale attraverso l'utilizzo di integratori o farmaci che inibiscono l'attività mastocitaria, tecarterapia, biofeedback e tens.
Tecarterapia
La Tecarterapia è una particolare radiofrequenza medicale in grado di stimolare risposte biologiche nei tessuti, sia superficiali che profondi, che trova largo impiego nella riabilitazione dei muscoli perineali ed in particolar modo nella cura di vulvodinia, vestibolodinia, dispareunia, cistite interstiziale e neuropatia del pudendo.
La tecarterapia grazie alla sua capacità di biostimolazione cellulare agisce in maniera efficace sull'infiammazione pelvica, migliorando la microcircolazione e sfiammando l'area trattata.
Inoltre la tecarterapia generando un calore endogeno ha un effetto miorilassante sulla muscolatura superficiale e profonda dei muscoli pelvici, migliorando il trofismo muscolare, l'elasticità ed agendo sui punti trigger.
TENS
TENS è l'acronimo di "stimolazione elettrica nervosa transcutanea", una tecnica riabilitativa utilizzata per controllare condizioni dolorose acute o croniche.
La TENS consiste nell'applicazione, attraverso una sonda vaginale, di lievi impulsi elettrici a bassa tensione, in grado di attivare fibre nervose di grosso diametro riducendo la percezione del dolore, influenzando il modo in cui lo stimolo doloroso è percepito e trasmesso. L'effetto antalgico della TENS è quindi da attribuire all'inibizione delle fibre nervose coinvolte nella trasmissione del dolore.
Biofeedback
Il biofeedback è un trattamento che consente di imparare a controllare funzioni corporee normalmente involontarie.
Durante una sessione di biofeedback, alla paziente viene inserita una sonda vaginale che invia informazioni ad un computer in merito all'attività muscolare, le misurazioni vengono visualizzate dalla paziente su un monitor.
Sottoponendo la paziente a tale metodica questa riesce a visualizzare l'attività contrattile dei propri muscoli pelvi-perineali e ad avere consapevolezza dell'attività anche involontaria della propria muscolatura pelvica.
Lo scopo di tale metodica è quello di insegnare alla paziente a controllare l'attività della propria muscolatura, per evitare che questa contragga i muscoli in maniera involontaria ed incontrollata.